Inizio con l'evidenziare i significati che il vocabolario Treccani attribuisce alle parole "diversità" e "peculiarità":
- diversità s. f. [dal lat. diversĭtas -atis]. – 1. L’esser diverso, non uguale né simile: d. d’aspetto, di colore; d. di opinioni, di gusti; d. biologica, lo stesso che biodiversità. Anche, ciò per cui due o più cose sono diverse: notare le d.; queste d. vanno scomparendo. 2. In filosofia, termine che indica la negazione dell’identità e che, soprattutto nella filosofia scolastica, è usato con riferimento a realtà di genere diverso. 3. La condizione di chi è, o considera sé stesso, o è considerato da altri, «diverso» (omosessuali, disabili, emarginati, ecc.): manca una reale accettazione della diversità.
- peculiarità s. f. [dal lat. tardo peculiarĭtas -atis, der. di peculiaris «peculiare»]. – Qualità di ciò che è peculiare. Con valore più concr., proprietà, qualità singolare: le p. metriche e stilistiche del sonetto; le p. grammaticali di una lingua; rilevare le p. stilistiche di uno scrittore.
Letto ciò penso si possa chiaramente capire come mai nel titolo di questo articolo si trovi il secondo vocabolo piuttosto che il primo.
Ieri, parlando al telefono con la madre di un bambino che presenta difficoltà all'apparato uditivo mi sono sentita spiazzata. Stavo raccontando a questa mamma che all'incontro in cui avrebbe partecipato suo figlio avrei toccato il tema della "diversità" e proprio nel momento in cui ho pronunciato questa parola mi sono resa conto dell'errore in cui spesso si incappa senza farlo apposta .
Sì perché -diversità- ha una valenza negativa quindi ogni volta che la si attribuisce ad una persona (o animale) si carica quest'ultima di un aspetto negativo, mentre il valore che tengo a dare ad ogni essere vivente è POSITIVO.
Perciò d'ora in poi mi impegnerò a rimpiazzare il termine -diversità- con PECULIARITÀ poiché tutti abbiamo delle determinate caratteriste che ci portano a differenziarci da qualsiasi altro individuo, ma non sta a noi etichettare queste distinzioni in modo sfavorevole.
A fare ciò ci pensa già l'ambiente in cui viviamo.
Per esempio basta girare con un passeggino per capire le difficoltà che può incontrare chi deve muoversi con l'aiuto di una sedia a rotelle, basta prendere un treno o imbattersi nella rottura di un ascensore ecc.
Alla fine dei conti siamo tutti dissimili e siamo tutti abili in modi diseguali. Se si iniziasse ad utilizzare questo pensiero che intende la diversità come un'unica grande inclusione forse, un po' alla volta, potrebbero cambiare tante cose.
Infine ritengo che il vero valore della parola "DIVERSO" non sia quello discriminatorio verso qualcuno o qualcosa, bensì un sinonimo di "distintivo" , ma l'utilizzo improprio del suddetto termine ha portato a un risultato disgregativo anziché comprensivo.